Tra i viali dell’INPS dormono
gatti digitali, coi codici fiscali
al posto delle code.
Nessuno li nutre; vivono
d’eccezioni nei sistemi,
di formulari persi
nei cassetti dove la realtà evapora.
Il vento sa tutto
ma parla in CAP e protocolli.
Dentro l’ascensore che sale da solo
fino all’ultimo piano,
una voce metallica mi chiama:
“Utente anonimo, sei tu il difetto.”
Nei supermercati d’identità
si vendono volti a punti,
abbonamenti al sentimento,
confessioni preconfezionate.
L’amore scade in data certa,
sigillato tra bolle di plastica verde.
Eppure tu apparivi
– senza notifiche –
con la pelle che odorava
di traffico e origano,
e dicevi: “Anche l’algoritmo
piange, ma non si vede.”
Poi mi hai lasciato nell’angolo cieco
del monitor,
dove perfino Dio è SPID-incompatibile.
— Don Spruzzo di Rima