Nelle tasche interne
del cappotto grigio — sì, quello smarrito
nell’ufficio anagrafico di via del Declino —
ritrovo scontrini
di realtà gradualmente disattivate:
un gelato fuso,
il biglietto del cinema dove nessuno recitava,
una ricevuta d’esistenza.
L’impiegato con mani di nebbia
parlava in codice binario e
mentre timbrava i documenti
una mosca orbitava attorno
al suo occhio destro, come un’orbita decentrata
dell’Io.
Amavo una donna che non esiste più,
non perché morta
ma perché aggiornata.
Versione 2.1: meno carne, più swish.
Dietro la facciata di vetro specchiato
le antenne pregano per noi,
tra le frasi morte
dell’algoritmo nazionale.
I bambini nascono già con un PIN.
— Don Spruzzo di Rima