Il registro si inceppa, e nell’eco
di neon intermittenti – là dietro
l’aurora elettronica – il tuo nome
diventa tessera, codice,
non più carne, né carta consunta
d’amante stropicciato.
Sul marciapiede, radar di manichini
fissano con occhi di offerte: tre
al prezzo di uno. Nessuno
ti ascolta mentre implodi – lo scontrino
è la tua nuova confessione.
I santi ora vestono divise
in plexiglass, e l’angelo di quartiere
spinge carrelli per il discount
dei sogni smarriti. Intanto
una voce dal retro delle cose
annuncia l’orario del nulla.
C’è amore, dici? Anche fra tocchi concavi
su vetri scrollati, e sguardi persi
nei feed come foglie
nell’Arno informatico.
Ma tu – tu continui
a bere luce industriale: sapone
per identità e verginità
digitale.
E quando finalmente torni
a casa, scopri che la porta
non riconosce più la tua impronta.
— Don Spruzzo di Rima