Nel vetro appannato del tramotto,
si specchia il neon smunto
del discount ai margini del tempo,
coi carrelli che scivolano via —
come vite decotte,
senza manico né meta.
La signora col grembiule del pittima
prega il codice a barre
più che un dio:
tac, bip, tac —
una litania spenta
d’altri secoli digitali.
Dietro il bancone, un ragazzo
cambia pelle nell’azzurro
del monitor: ogni sguardo
un refresh sul nulla.
L’amore
qui si compra in offerta multipack
e scade al primo bacio
con gusto artificiale di vaniglia.
Nella sala d’attesa dell’anagrafe
un vecchio si chiede
se esiste ancora
senza l’impronta
che ha lasciato nel touchscreen.
E quando arriva il suo numero —
non ricorda più come si chiama.
— Don Spruzzo di Rima