Ti guardo dall’ombra marcia
d’un ascensore rotto al terzo piano —
la luce al neon pulsa come un’anemia
mal confessata al prete delle poste.
Sotto il polistirolo delle nuvole
sfila un corteo di camice bianche,
in offerta solo oggi,
sull’autostrada del nulla.
Ho spedito la mia identità
in busta affrancata smarrita tra algoritmi:
destinazione? lo stanzino
dove i sogni s’archiviano in formato PDF.
E tu, amore mio
scansionata tra le impronte digitali,
non mi riconosci più nemmeno
nella pancia di un selfie sbagliato.
Una volta c’era il mare
ad arruginire i pensieri;
ora si ossida il silenzio
nelle cuffie bluetooth della domenica.
“Digita il tuo desiderio”, sussurra
la voce sintetica del bancomat —
ma ho dimenticato il PIN della mia voglia
di esistere.
Don Spruzzo di Rima