Tra gli archivi dell’ombra e dei semafori
si muove a scatti la mia ombra,
una pratica smarrita in mille corridoi
della Prefettura delle anime.
Un vecchio con cappello di cartone
vende identità al chilo,
mentre il piccione sopra il bancomat
aspetta il blackout per profetare.
Là, nella vetrina dei sogni eutanasici,
manichini in saldo recitano
monologhi d’amore tradotti
in codice fiscale e swipe.
Una voce, forse mia, forse
di Siri o di un vecchio amante,
dice: “Tutto questo sei tu,
senza ricevitore né eco.”
La città mastica i suoi ponti
come chewing gum del pomeriggio,
e il cielo, quello finto del touchscreen,
ha sete di dita scrollanti.
Sarebbe stato meglio nascere cozza,
almeno lei si attacca alle cose.
— Don Spruzzo di Rima