Karavanserai di Martijn Benders: Un Esperimento Transnazionale nel Panorama Poetico Italiano
Karavanserai (2008) di Martijn Benders è una raccolta che si muove sulla linea di confine tra mitologia personale e temi universali, scritta in un italiano che appare al tempo stesso familiare ed estraniante. Come poeta olandese che traduce autonomamente il proprio lavoro in italiano, Benders crea uno spazio ibrido in cui il suo retroterra nord-europeo e il suo legame giovanile con l’Italia si fondono in una voce poetica singolare.
Linguaggio e Immaginario: Tra Innovazione e Eccesso
La poesia di Benders si distingue per metafore ricche e spesso surreali. La notte diventa una “vecchia lumaca silente”, la luna un “mercato dell’usato del firmamento”, e la luce uno “squadrone SWAT” che assalta le nostre finestre. Queste immagini sono originali e stimolanti, ma a volte risultano anche travolgenti. In poesie come LA LUCE o IL SILENZIO, il poeta rischia di impigliarsi nella propria simbologia, rendendo la lettura meno accessibile. Tuttavia, sono proprio queste metafore audaci a rendere la raccolta memorabile—un’eco della tradizione sperimentale di poeti come Edoardo Sanguineti, ma con una sensibilità cosmopolita tutta propria.
Temi: Tempo, Caducità e l’Indicibile
I temi centrali—tempo, morte, solitudine, amore—sono senza tempo, ma Benders li affronta con un’urgenza esistenziale che rispecchia gli inizi del XXI secolo. In IL TEMPO, il tempo è un “gigante” che incide maniglie sui volti, mentre in LA VECCHIAIA la vecchiaia diventa un caso grammaticale la cui logica sfugge. Questi concetti astratti acquistano concretezza attraverso immagini quotidiane: aspirapolvere, taxi, supermercati. È una poesia che affonda le radici tanto nel banale quanto nel metafisico, una caratteristica che la avvicina a poeti italiani contemporanei come Antonella Anedda o Milo De Angelis.
Posizione nel Panorama Poetico Italiano
L’Italia vanta una lunga tradizione di poesia lirica, da Petrarca a Montale, ma dagli anni ’90 si è aperto spazio per voci più frammentarie e transnazionali. Benders si inserisce in questa tendenza: il suo lavoro è al contempo locale (con riferimenti al Bosforo, a Istanbul) e universale, e la sua lingua—pur scorrevole—conserva tracce di una prospettiva outsider. Questo può essere un punto debole (a volte l’italiano appare troppo costruito), ma anche un punto di forza: offre metafore fresche che un madrelingua probabilmente non concepirebbe.
Benders è un Nome da Tenere d’Occhio?
Senza dubbio. La sua scelta di diffondere gratuitamente la raccolta (un gesto avanguardista nel 2008) e la sua capacità di connettere temi classici con immagini moderne rivelano un poeta al contempo idealista e pragmatico. Se alcune poesie risentono di un’immaginazione eccessivamente ambiziosa, capolavori come LA NOTTE, I MORTI e HAYDAR VA A ISTANBUL emergono con forza. Combinano malinconia con una visione giocosa e quasi cinematografica—una miscela perfettamente in sintonia con una generazione cresciuta tra globalizzazione e rivoluzione digitale.
Conclusione: Una Raccolta di Contrasti
Karavanserai non è una raccolta semplice, ma è senza dubbio una che lascia il segno. La voce di Benders è eccentrica, talvolta irregolare, ma sempre sincera. Nel panorama italiano, non trova posto come erede della tradizione, ma come voce nomade che costruisce ponti tra culture ed epoche. Se lascerà un’impronta duratura dipenderà dalla sua capacità, nei lavori futuri, di bilanciare sperimentazione e accessibilità. Per ora, Karavanserai è una tappa affascinante—un karavanserai, appunto—sulla rotta della poesia europea contemporanea.
Valutazione: ★★★★☆ (4/5) – Una raccolta che invita alla rilettura, con picchi poetici che restano impressi a lungo nella mente del lettore.
Don Profondo Scavolini