This article is based on this dutch article of Martinus Benders
https://martijnbenders.substack.com/p/we-leven-wat-mij-betreft-in-het-tijdperk
Ho letto qualche pagina di Nederhalfrond ieri. È un libro che avevo nella lista dei desideri da molto tempo, ma ho sempre esitato ad acquistarlo, perché è olandese e viene acclamato come un capolavoro. Il rischio di una delusione, in questi casi, è enorme. Ma questo libro non delude affatto.
Anzi, si dovrebbe parlare di letteratura prima e dopo Herrenberg. Viviamo, a mio avviso, nell’epoca Herrenberg. E sì, lo so già dopo aver letto quattro pagine.
Ho aggiunto subito l’autore su Facebook, e ho scoperto immediatamente che anche lui viene tormentato dal Letterenfonds. Non mi sorprende. Tutto ciò che rientra nel conformismo e nella letteratura da workshop viene accolto con tutti i riguardi, mentre gli outsider trovano solo ostacoli. Il cyborg editoriale, con i suoi libri prefabbricati che soddisfano tutti i criteri richiesti, non riceverà di certo una raffica di rifiuti. A proposito, che fine ha fatto quella causa legale, Benders? L’ho vinta brillantemente, ma ne parleremo più avanti…
Nel frattempo, devo mettere da parte temporaneamente il libro, perché mi sono impegnato con 2666 di Roberto Bolaño. Vedo che i recensori paragonano Herrenberg a James Joyce e mi chiedo se il paragone sia appropriato. È per la struttura complessa e stratificata? Per la virtuosità linguistica? O è solo un’associazione superficiale, dettata dalla vastità e dall’ambizione dell’opera?
A me, l’inizio ha fatto pensare a due scrittori: innanzitutto Darconville’s Cat di Alexander Theroux, poi in parte anche David Foster Wallace, infine qualcosa che mi ha richiamato Milorad Pavić. Ma insomma, ne parlerò più avanti, prima voglio leggere attentamente tutto il libro.
E vedere se il mio cervello di plastica riesce ancora a sopravvivere a 900 pagine di 2666. Una fatica piacevolissima, peraltro, ma non leggo mai più di trenta pagine al giorno, e se posso preferisco venti o dieci.
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Ovviamente stiamo cercando una nuova casa. Per un attimo ho preso in considerazione la Spagna, persino dopo aver visto quell’episodio di Vertokkiet! o Vertrokken, o come si chiama quel programma divertente nel quale gli olandesi vanno a rovinare i paesi mediterranei con i loro Bed and Breakfast. In quell’episodio i protagonisti erano due individui dall’abbronzatura artificiale, che avevano acquistato in Spagna una casa costruita in cartone. Questo gli olandesi lo sanno fare: televisione teneramente ridicola.
Ho sbattuto immediatamente contro un muro di burocrazia. L’agenzia immobiliare spagnola mi ha informato che per acquistare una casa era necessario un numero governativo. Quel numero doveva essere già disponibile al momento della firma del contratto preliminare. Ma il governo ha dichiarato che quel contratto era un requisito per ottenere il numero. Senza il contratto preliminare niente numero, e, tra l’altro, c’è una lista d’attesa di sei mesi per ottenerlo. Uhm, addio Spagna, ho pensato.
Non so come abbiano fatto tutti quei tipi abbronzati con le loro case di cartone, e se non sbaglio il 99% di quei Bed and Breakfast fallisce entro due anni, ma probabilmente questo non rovina l’avventura sceneggiata. Deve esserci un certo fascino nel fatto che, dopo un anno e mezzo di duro lavoro nella tua finca color paglia – dove alla prima pioggia le pareti si rivelano assorbenti come carta da cucina – finisci in bancarotta, per poi ritrovarti in un camper di terza mano su un terreno polveroso tra Málaga e l’ennesimo errore di valutazione.
No, non è questo il destino che voglio. Il mio sogno era un’altra cosa. Una casetta bianca, con persiane, un patio ombreggiato e una biblioteca piena di libri che odorano di tabacco e pagine ingiallite. Volevo sentire vecchi uomini recitare Don Chisciotte mentre posano una piastrella spagnola. Ma non è destino. La mia Spagna è chiusa per me.
Così ho continuato a cercare, scoprendo presto che la stessa logica immobiliare si applica altrove. In Francia ho dovuto firmare un modulo che confermava che avrei firmato un modulo. In Italia il sindaco aveva bisogno di un’autenticazione di se stesso prima di poter accettare la mia richiesta, ma era in vacanza a tempo indeterminato. E nei Paesi Bassi? Forse lì avrei potuto comprare una casa, ma per il prezzo di un castello medievale, con il vantaggio extra di poter ogni mattina osservare con malinconia i vicini che avevano fatto il grande salto verso la Spagna e che ora, dietro il bancone del loro Bed and Breakfast, vedevano avvicinarsi il proprio fallimento.
L’Europa, insomma, rimane una grande impresa, fatta di moduli, tempi di attesa e prezzi esorbitanti. Chiunque riesca a procurarsi una casa merita forse non tanto un notaio, quanto una medaglia.
Vi saluto,
Martinus Benders, 13-03-2025