This article is based on this Dutch article of Martinus Benders:
https://martijnbenders.substack.com/p/makkelijker-een-oorlog-in-te-trekken
**Più facile entrare in guerra**
Ieri ho iniziato a leggere *2666* di Roberto Bolaño. Ho letto trenta pagine – questa è la velocità con cui riesco a elaborare bene le cose. Dopo le prime due pagine ho pensato: *Bolaño voleva scrivere per forza il grande romanzo.* Dopo trenta pagine pensavo: Wow, questo libro ha già – cerco la parola giusta, ma ogni parola sembra brutta. Dimostrato? Brrr. Ripagato? Ahi.
Comincio anche a capire meglio quanto fosse bizzarro Gombrowicz come figura, trasferirsi in una dittatura per poi lamentarsi continuamente che la scena letteraria non fosse abbastanza vivace. È una forma quasi grottesca di assurdità che si addice perfettamente a Gombrowicz.
Bolaño era anche un fan di Gombrowicz, ho letto – come potrebbe essere altrimenti? Per l’uomo comune è più facile ubriacarsi ed entrare in guerra piuttosto che smettere di fumare. La prima parte di *2666* è una spietata parodia del mondo accademico. Per i *goodreadspsyborgs*, però, mancava la formula giusta per un vero libro:
*Di solito, un buon romanzo ha una trama interessante, un’evoluzione significativa dei personaggi o un’importanza tematica o politica. *2666* manca di tutti questi elementi. Ha solo una trama superficiale, un totale vuoto di sviluppo dei personaggi che restano piatti e distanti, entrando e uscendo di scena senza clamore, e ogni tema centrale o significato politico è sepolto sotto una quantità schiacciante di dettagli.*
Così dice una certa *Christy*, che con i suoi sproloqui su Goodreads è riuscita a raccogliere ben 440 follower. Gente che sa come deve essere fatta la letteratura. Gli specialisti dei corsi di scrittura creativa.
È esattamente lo stesso commento che ho ricevuto per *Flierman’s Passage*. Non la formula giusta per un libro di successo!
Ma ciò che trovo davvero sorprendente è che per questi psyborg l’arte vera spesso suscita violenza:
*Questo è senza dubbio il libro più frustrante che abbia mai letto. Ogni pagina è scritta magnificamente. Ogni capitolo è strutturato con complessità. Ma è tutta una facciata; uno stile infinito e nessun contenuto. Spesso paragono i libri al cibo (uno nutre il corpo, l’altro la mente) – e questo è stato come un nastro trasportatore di delicati antipasti. Ogni boccone è delizioso, ma sono pensati per condurre a un piatto principale; non puoi continuare ad accumularli sperando di ottenere un pasto.*
Niente pasto, quindi, niente libro, nessuna formula giusta, nessuna casella spuntata. Questo non segue la ricetta della letteratura.
Possiamo parlare del contenuto, per una volta?
Cosa vediamo esattamente qui? Vediamo violenza, violenza con cui viene mantenuto un “consenso” e controllato un preciso *narrative*. Manipolare tutto con menzogne sfacciate. Non sorprende che abbiate accolto Rutte, mentre la sinistra comprata continua a seguirlo come un gregge di pecore, nonostante un anno fa fingessero di essere suoi oppositori. Tutta una messinscena.
Quello che mi colpisce davvero è quanto quel losco individuo della NATO assomigli ad Agent Smith di Matrix.
Ma se chiedessi informazioni al *Dipartimento delle Risorse Umane*, quell’uomo avrebbe tutte le caselle spuntate per il ruolo. Senza dubbio.
Un’altra crisi autoprovocata, altri 800 miliardi sottratti alla gente.
*”Se mai ti senti inutile, ricorda che ci sono voluti 20 anni, migliaia di miliardi di dollari e 4 presidenti degli Stati Uniti per sostituire i Talebani con i Talebani”* (Norman Finkelstein).
Così leggo nell’ultimo articolo di Fabio Vighi su *The Philosophical Salon*:
*”Ovviamente la citazione qui sopra deve essere corretta: per gli Stati Uniti e i loro burattini occidentali, queste azioni non sono state affatto inutili. I due decenni trascorsi a distruggere paesi come Afghanistan e Iraq e a massacrarne la popolazione non sono stati solo redditizi per le grandi istituzioni finanziarie e il complesso militare-industriale; ancora più importante, hanno costituito una cruciale leva geopolitica e ideologica per ritardare il crollo imminente di un sistema – un sistema che ha subito la sua prima grande convulsione durante la crisi finanziaria del 2007-08. Alla fine, la forza motrice di queste offensive militari, e ora dei conflitti per procura in Ucraina, Gaza e Siria, è la paura e la negazione – l’incapacità, in altre parole, di affrontare le conseguenze di un’egemonia in declino; il declino di un capitalismo basato sul debito, simulato e iper-finanziarizzato. Sebbene l’Occidente collettivo non abbia ancora esaurito tutto il suo potenziale corrotto, è già talmente degenerato che è difficile immaginare a cosa possa ancora arrivare.”*
Ecco che ci spostiamo da crisi a crisi, e ogni volta vengono dirottate somme colossali di denaro. Debiti che si accumulano per le generazioni future. Ma la risposta preconfezionata è sempre la stessa: più crisi, più armi, più guerra.
E se provi a porre anche solo una domanda importante, risposte non ne ricevi.
Rimane un silenzio inquietante.
Questa non è la formula giusta per un dibattito, Benders.
Beh, meglio tornare a *2666*. Un libro di qualcuno che non sapeva *come si deve fare* in letteratura. Da un’epoca in cui c’erano ancora persone capaci di pensare liberamente.
Un saluto,
Martinus Benders – 06-03-20222